Voler bene nonostante
Il presente articolo fornisce qualche elemento teorico psicologico utile per fare luce sul comportamento a volte 'bizzarro' dei bambini maltrattati.
Tali bambini cercano di mettere in atto condotte protettive della propria integrità mentale e funzionali al rapporto con l'adulto maltrattante.
La
letteratura riguardo i maltrattamenti fisici e psicologici mostra come i
bambini possano sviluppare un ‘Falso sé’ (Winnicott) compiacente nei confronti
dell’abusante (le bambine abusate sessualmente arrivano addirittura a sostenere
la propria colpevolezza e a mettere in atto un’idealizzazione della figura
genitoriale abusante).
Già
nel 1983 Summit parla di ‘Sindrome di adattamento’, fenomeno molto frequente
grazie al quale i bambini vittime di maltrattamenti, non essendo di fatto in
grado di sottrarsi alla realtà familiare, si trovano costretti ad adattarsi al
genitore abusante talvolta abilmente manipolati dall’adulto (regali, giochi,
promesse, negazione dell’accaduto)
Secondo
Alice Miller i bambini maltrattati esercitano una ‘idealizzazione difensiva’
nei confronti del genitore maltrattante preferendo percepire se stessi come
cattivi e meritevoli delle violenze piuttosto che prendere atto di essere delle
vittime in balia di un persecutore. La minaccia
peraltro coincide con una figura primaria di attaccamento essenziale al suo sviluppo fisico e psichico
( teoria dell’attaccamento di Bowlby)
Il
concetto di ‘identificazione con l’aggressore’ introdotta da Anna Freud e poi
ripresa e ampliata da Ferenczi può spiegare le modalità adattive di tali
bambini. Ferenczi
sostiene che il bambino cresce ‘nell’ovvio’ ovvero accetta come veri in
assoluto e buoni i valori e i disvalori presenti a livello familiare essendo i
genitori garanti della sua sopravvivenza.
L’ambivalenza
di un bambino, inoltre, deriva dall’ambivalenza del genitore ovvero da una
particolare forma di legame detta ‘doppio legame’(double bind di Bateson) che
origina dalla comunicazione patologica del doppio messaggio (es. ‘ti ho
picchiato perché ti voglio bene!’). Talvolta il messaggio può essere di tipo meta comunicativo
non verbale (es. dare dei giochi e dei regalini e poi trascurare il bambino). Il bambino ricevente il messaggio non ha la possibilità di decidere
quale delle due parti del messaggio sia
veritiera, tenta di integrarle e questo genera inevitabilmente confusione
mentale. I ‘doppi legami’ fra care-givers e bambino sono considerati altamente
patologici a livello di una lettura della situazione sistemico-familiare e
possono avere anche un ruolo patogeno nello sviluppo infantile. La loro
presenza può essere rintracciata, ad esempio, nella storia familiare di
pazienti schizofrenici adulti.